L’emergenza negata. Il collasso delle carceri italiane è il nuovo libro di Gianni Alemanno e Fabio Falbo che tenta di far luce sulle condizioni dei detenuti e denunciare l’inadeguatezza delle carceri italiane. Condizioni che anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commentato alla presentazione del libro, presso la CEOforLIFE ClubHouse di piazza Monte Citorio. “Non penso che il mio intervento possa causare disagi o problemi: sono vicino alla questione sia per l’amicizia che mi lega a Gianni Alemanno sia perché conosco il problema da avvocato e perché, in qualità di politico, sono entrato più volte in carcere. La pena, per sua natura, deve essere rieducativa e, in nessun caso, può ledere la dignità di una persona”. E, ancora, “la prima occasione in cui questa dignità viene lesa è il sovraffollamento, dove i bisogni basilari dell’essere umano vengono compressi e costretti in condizioni che violano la dignità stessa. Su questo bisogna continuare a combattere”.
Il presidente del Senato ha ricordato che una maggiore attenzione delle istituzioni su queste tematiche passa anche dalla cabina di regia per l’edilizia penitenziaria: “Siamo alla quarta riunione di questa cabina di regia, che ora si radunerà periodicamente, per dimostrare l’interesse verso un percorso che non risolve tutti i problemi, ma rappresenta comunque un passo avanti”.
La speranza è di avvicinarsi, a piccoli passi, a condizioni migliori per i detenuti: “A partire dal rilascio dei permessi per gli autori del libro (Gianni Alemanno e Fabio Falbo, n.d.r.), così da far conoscere questi problemi reali, perché la migliore pressione sul governo è che la gente sappia”.
Alle parole di La Russa hanno fatto seguito quelle di Roberto Giachetti, che ha dato piena disponibilità a muoversi su ogni fronte per migliorare la situazione, “ma senza illudere le persone che vivono all’interno delle carceri”. Giachetti ha poi ringraziato Gianni Alemanno e Fabio Falbo per le denunce contenute nel libro: “Riconosco a uno dei miei avversari politici più lontani di utilizzare il proprio nome per dare un contributo. Il fatto che neppure lui sia riuscito a smuovere la situazione è preoccupante: dobbiamo intervenire per far uscire detenuti e ridurre il numero di ingressi in carcere, anche attraverso la riforma di leggi come quella sulla custodia cautelare, che porta un terzo dei detenuti in attesa di giudizio dietro le sbarre”.

